Storie da non dimenticare
C'era una volta, in un tempo passato o futuro, in un luogo lontano, molto lontano da te lettore, un impero, un impero molto grande, più grande di tutte le nazioni dell'universo di quel tempo.
Questo impero, o meglio "L'Impero" aveva combattuto guerre interstellari, aveva conquistato la sua galassia e si era esteso oltre, conquistando buona parte del suo gruppo galattico. Ora, nell'anno 753 DPF (dalla fondazione del pianeta capitale, Varth) la sua espansione si era fermata, e veniva minacciato dai popoli selvaggi a Nord e a Sud.
Ed è in questo impero che viveva Kun.
"Ok bambini, per oggi la lezione è finita, mi raccomando, studiate i paragrafi 4 e 6 del capitolo 8, e non dimenticate: settimana prossima andiamo in gita, non portate niente".
Al suono della campanella tutti i ragazzi si alzarono dal banco, presero il loro zaino, indossarono le tute e uscirono dalla scuola. Il tempo quel giorno era pessimo, probabilmente si avvicinava un'altra tempesta di sabbia.
Come sempre, uscito da scuola, mi fermai alla kirbugheria in piazza. Li facevano kirbug squisiti! Stavo giusto andando a casa, quando qualcosa mi attrasse: era un tendone più grande degli altri, forse era un circo in costruzione: fin da piccolo i miei genitori mi raccontavano della loro visita al Pianeta. Lì tutto era grande e maestoso, la cosa più bella erano le arene: belve da ogni angolo dell'Impero venivano portate là per combattere contro valorosi uomini. Da sempre avrei voluto andarci, ma i miei genitori dicevano sempre che quando ci andarono erano già adulti e pronti per affrontare un viaggio spaziale così rischioso, di addirittura mesi. Ci sarei potuto andare quando sarei stato maggiorenne, ma io trovavo insensata questa regola: perché non andarci ora? Per questo speravo sempre che qualche giorno anche sul nostro pianeta avrebbero costruito un' arena, ma non ero certo di quanto fossero grandi!
Tuttavia quel tendone mi sembrava davvero grande: era impossibile che non ci fosse dentro qualcosa di importante; così, attratto dalla curiosità, decisi di entrare. Stavo giusto aprendo la camera stagna quando due grossi omoni dalle spalle larghe e armati fino ai denti si opposero a me, puntandomi i fucili laser.
Spaventato, mormorai: "Non voglio fare niente, non fatemi del male, vi prego…". Stavano dunque per cacciarmi via, quando un essere uscì dal tendone, seguito da un gruppo.
Era abbastanza alto, sui 60 anni (per i Thitusi considerati abbastanza giovane) con la pelle verde chiaro; gli occhi scuri ed i capelli simili a cespugli verde scuro, ma la caratteristica che più si notava era l'espressione del volto, allo stesso tempo determinata e calma.
"Ignobili, non sapete neanche trattare un povero ragazzino un po' curioso! Vergognatevi per come l'avete spaventato".
Poi, rivolgendosi a me, mi rassicurò:" Non preoccuparti giovane, vorresti quindi conoscere il contenuto di questa tenda, eh?"-"Ma, veramente io..."-"Non preoccuparti, la curiosità, se non è troppo eccessiva, non fa mai male". E così mi fece entrare.
Finita la depressurizzazione, si aprii il portellone e vidi la più grande folla mai esistita: centinaia di persone erano ammassate le une sulle altre, spingendosi per trovare posto. L'unico obiettivo comune sembrava quello di lasciare passare l'uomo che l'aveva salvato e il gruppo affianco ad esso: tutti gridavano: "Fate largo al re del popolo Thituso, fate largo a Nodies!".
Giunti al palco, "Nodies" iniziò a parlare: "Innanzitutto, voglio che non mi chiamate più re! Io non sono un re, sono una guida, una guida per il grande popolo Thituso, un popolo oppresso dai potenti fin dall'antichità, un popolo che è stato sempre ripudiato!".
Da chi? Ripudiati? Io non mi sentivo ripudiato!
"In questi tempi, proprio quando stavamo per riprenderci da tutte le barbarie che abbiamo subito, sono giunti nuovi invasori: i Varthiani! Hanno sacccheggiato i nostri pianeti, le nostre case! Ma i nostri capi, nooo, loro gli hanno lasciato conquistarci e sottometterci, senza opporre resistenza.
Perché i nostri re sono corrotti e avidi, pronti a fare qualsiasi cosa pur di ottenere fama, ricchezza e potere! Si sono alleati con quegli sporchi degli imperiali, e ora guardate come siamo ridotti: viviamo in piccole comunutà su pianeti aridi e rocciosi, per lasciare spazio alle famiglie di nobile classe, ai Varthiani, che hanno trasfromato i nostri bei mondi verdi in orribili ecumenopoli, perché i Varthiani sono degli sfruttatori! Degli sfruttatori di popoli, di mondi e di sovrani, e non si meritano di possederci!"
Ero totalmente scioccato: l'Impero non faceva del male, anzi, aiutava le persone: a scuola avevamo imparato che l'Impero aveva migliorato la nostra istruzione e la nostra igiene: ci aveva aiutato a costruire nuove città e a ricostruire quelle vecchie: insomma per il nostro popolo il tempo dell'impero era stato un tempo di prosperità, non di invasione!
Eppure non riuscivo a togliermi dalla testa un immagine: due guardie imperiali che lottavano contro un bambino: non aveva più di 16 anni, e lottava inarrestabile contro le braccia delle guardie, che lo trascinavano via. Era un ricordo offuscato che aveva da diversi anni, ma in quel momento si fece molto nitido.